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lunedì 2 ottobre 2017

Psico-Briciole


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Tanti anni fa, 20 per la precisione, tenni 12 lezioni di psicologia che ritengo siano ancora attuali. Piccoli scampoli di vita condivisi con alcuni amici interessati al linguaggio dei sogni.

Ho ritrovato la trascrizione delle registrazioni curata dalla dottoressa Clara Calasso.

Vi ripropongo la prima, e se l’audience  mi darà conforto pubblicherò anche le altre undici.

Buona lettura.









DANIELE BERNABEI





CORSO di PSICOLOGIA

1997-98




(Trascrizione a cura di CLARA CALASSO)

  





INDICE


1° Lezione
Apertura corso(14 ott.'97)                                                                                                             
2° Lezione
La rimozione (21 ott.)                                                                                                                   
3° Lezione
Come usare le immagini (28 ott.)                                                                                                  
4° Lezione
Il karma (25 nov.)                                                                                                                         
5° Lezione
Il rimosso (2dic.)                                                                                                                           
6° Lezione
La struttura della personalità: i complessi (9 dic.)                                                                        
7° Lezione
Il Natale. Uccidere l’immagine (23 dic.)                                                                                      
8° Lezione
Pragmatica esistenziale (7 genn. '98)                                                                                            
9° Lezione
Il processo decisionale (13 genn.)                                                                                                 
10° Lezione
La proporzione (20 genn.)                                                                                                             
11° Lezione
Il linguaggio delle immagini (27 genn.)                                                                                        
12° Lezione
Come si evita la Costellazione del Serpente. (17 lug.)                                                         




14 ottobre 1997

1° Lezione

APERTURA CORSO



Non sono io che faccio il corso, perché in realtà lo farete voi, ognuno con la propria intelligenza: non quella della cultura, ma un altro tipo di intelligenza che nessuna scuola insegna come trovare o usare. E’ un po’ come l’Araba Fenice “...che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa...”  Allora dobbiamo curare la nostra intelligenza, per non mandarla in cenere, poi farla risorgere e mandarla ancora in cenere in un circolo vizioso, appunto come l’Araba Fenice, ma per farla volare alta ancora di più di quanto stiamo facendo adesso.

Io non parlo mai di etichettatura, anche se poi ogni tendenza o gruppo ha il proprio simbolo, la Fiat, la Mercedes, le religioni, i partiti etc. Se di simboli parleremo, si tratterà di quelli che devono essere corrispondenti al valore della vita che rappresentano, devono correre insieme con un alito di vita.
Quando si parla di scientology, esoterismo, teosofia, nichilismo, esistenzialismo etc., tutte queste correnti di pensiero pretendono di indagare l’uomo ma poi in realtà propongono dei modelli di interpretazione o di lettura. 
Secondo il comportamentismo, ad es., l’uomo viene indagato in base a parametri cosiddetti scientifici, laddove per ‘scientifico’ si intende tutto ciò che corrisponde a quelle norme. Ma chi ha stabilito che quelle norme sono scientifiche? Chi le ha emanate. E poiché fanno comodo a certe leve di potere, quello è il luogo dove si insegna la scienza ufficiale.

In questo corso di psicologia, cercherò di dimostrare che l’unico obiettivo esperibile, identificabile e scientificamente dimostrabile, può essere raggiunto attraverso molte strade. Tutte le strade portano al nostro centro di gravità, perché tutti i vettori giungono e si dipartono sempre dallo stesso punto. Arrivare fino a quel punto non è facile perché non esistono scuole che lo insegnino in modo completo ed esaustivo (Cfr. Il Punto Zero)

Nella scuola del Buddhismo si insegna che l’uomo è illusione, come corporeità , come esistenza; nello Yoga si può sviluppare la propria intelligenza solo attraverso certi esercizi, ma senza il fare quotidiano.
Il monaco, per vedere Dio, come prima cosa deve fare un atto di obbedienza, quindi può pensare solo come gli dice un’intelligenza superiore mediata ma non diretta; il seminarista prende gli ‘ordini’, e questo significa che è ordinato secondo un criterio comune, che non è quello suo interiore. Tutte queste cose funzionano, è vero, ma ‘minus quam perfectum’. Cioè vanno bene per chi non ha questa intenzione.
Prendere a modello un’idea, una scienza, una religione o qualsiasi altra cosa, può andar bene finché serve per crescere, ma ad un certo momento uno può arrivare a chiedersi: “So tutto su tante cose, ma di me cosa so?” E’ un innervarsi in una corrente di turbinii emotivi che poi non portano da nessuna parte.
Nel momento in cui io dovessi chiedervi: “Tu sai chi sei, nel profondo, oltre la tua professione, oltre i tuoi amici, le tue vacanze, il tuo lavoro? Il lavoro che fai è proprio quello che vuoi o vorresti fare qualche altra cosa? L’amore che hai è proprio quello o nella tua mente a volte si formalizzano delle immagini che indicano qualche altra cosa? Vai sempre volentieri con i tuoi amici oppure qualche volta ci sono dei segnali che indicano diversamente? Se pensi di non poterne fare a meno, è proprio vero?” (Se uno pensa di non poter fare a meno di qualcuno significa che gli manca qualche cosa.) Su questo si può essere d’accordo oppure no, ma non è importante.
Quello che conta invece è: “Sei d’accordo con te stesso o non lo sei, durante le ventiquattro ore? Sei in perfetta armonia, in sintonia con te stesso?” Se sì, tutto va bene; se no, probabilmente c’è uno spostamento dal progetto iniziale che si identifica in un punto.
Qual è questo punto?
Per poter vedere, focalizzare, un punto nero attraverso una immagine mentale, ci vogliono dieci anni di esercizi. Visualizzare un punto nero significa visualizzare un luogo che fa differenza da tutto il resto. Dato un contesto, c’è un punto dove tutto converge e da dove poi tutto si riferisce al punto da cui è data la convergenza. E’ un punto. Fare il punto della situazione. Punto e a capo. Visualizzare un punto significa saper sintetizzare in un attimo tutto il reale che ci circoscrive e in cui noi siamo immersi. Cfr. Il Punto Zero
Il punto oscuro, nero è il nostro inconscio: se uno riesce a visualizzare il proprio inconscio ha in mano la propria vita e può condurla in modo ottimale.
L’inconscio dell’uomo è il nucleo, lo spermatozoo spirituale, il DNA spirituale da cui nasciamo continuamente, e non i complessi (o comportamenti coatti).
L’unità di azione è composta di una sola immagine:  l’immagine dell’Essere che si fa specie, si specifica totale in questa esistenza.

 ‘io che esisto’ qui e adesso.

Questo punto che sostiene tutte le nostre individuazioni, e che non è dimostrabile scientificamente, si può evidenziare attraverso diverse fenomenologie. Il modo in cui questo punto si manifesta, è la parte finale. Si sta manifestando anche adesso, attraverso la serietà, perché voi siete allegri, e l’allegria non è la risata ma essere seri con se stessi in quanto senza errore. L’allegria è un fatto interiore, che dà un ‘friccico’ a tutte le cellule.
Io non parto mai dai libri perché a me interessa come stanno le tue cellule spirituali e biologiche.
(Il dott. Bernabei prende il testo “Il Genoma ontico”- , lo apre a caso  e legge.) 
ISBN978-88-89391-39-6
Tante sono le strade per arrivare all’evidenza di questi processi. (...) Le religioni sono un ostacolo alla scienza perché sono  ideologia esclusivista. Ogni religione è violenza alle altre religioni...”
Perché questo? Si dicono sempre delle cose che sono in corrispondenza con ciò che noi siamo ma non con ciò che noi pensiamo.

Questo corso si potrebbe anche chiamare “Viaggio nell’ISO”. ‘ISO’ significa ‘uguale’, uguale a quel punto di cui abbiamo parlato prima. Se uno è uguale al proprio inconscio, allora le cose vanno bene. Cfr. Iso di Mindows e Auditor Onirico

Io ho avuto un’immagine. C’era una luce e sotto c’erano tante case, tante scuole, tante fabbriche, tanti ristoranti, tanti mercati, tanta gente che lavorava, ognuna con la propria specializzazione, con la propria specificità. La luce illuminava tutto questo contesto. Non è la luce divina o dei santi, è la luce dell’intelligenza, la luce della visione. Molti dicono che chi non ha la visione, non ha la conoscenza ma chi dice questo, non ha né la visione né la conoscenza.

Qui si insegna la libertà a dover essere, non la libertà a essere come uno vuole.
La libertà a essere come uno vuole è bere una bottiglia di whisky e poi stare malissimo... La libertà a dover essere significa bere quello che è necessario per il mio massimo piacere. Insomma qui si insegna, se uno vuole, a riscoprire la proporzione della propria vita.

Ognuno può pensare come vuole, purché sia conforme a ciò che egli è. ‘Conforme’ significa che la forma del proprio modo di pensare, del proprio modo di essere, di vivere, è della stessa forma, cioè corrisponde esattamente a ciò che è luce per lui.
Le strade e gli strumenti sono unici ed esclusivi di questa scuola. Si farà anche ‘prassi’ oltre che teoria
(Il dott. Bernabei chiede se qualcuno ha avuto qualche immagine, durante il suo discorso e qualcuno risponde.)
S: Ho visto un albero, dietro cui c’è dell’acqua, poi  una montagna sullo sfondo, un sole e una figura danzante verso il sole.
L’albero è il principio della vita, il principio dell’individuazione, quindi, secondo queste immagini sembra che le cose potrebbero andare bene per te. Se poi non va più ci sarà sempre un’immagine che dice se le cose vanno o non vanno. L’attenzione non deve essere per me ma per voi stessi.

Poi bisogna imparare la doppia morale, che significa fare finta di, essere d’accordo con tutti, imparare a dire le bugie, essere falsi fuori ma veri dentro.

R: Mentre tu pronunciavi la parola ‘luce’, per una frazione di secondo, come in un flash, ho visto, anzi mi è sembrato di vedere, un Cristo illuminato come le icone che spesso sono nelle chiese...
Il lavoro che fai ti pone in una situazione molto diversa da quella standard. Allora queste continue proiezioni verso il cielo, nonostante siano di altissimo livello tecnologico, in realtà portano il soggetto, anche se è un ottimo tecnico, a delle percezioni metafisiche. La strada non è quella del monaco o del fachiro: le strade per arrivare alla luce sono tante, basta che uno vada sempre in superlavoro di se stesso, non in stress. Se uno lavora, fa la solita routine, ma ogni giorno fa una piccola cosa in più di quanto ha fatto il giorno prima (non in termini quantitativi ma qualitativi), alla fine comincia a vedere quella luce che cercava ma che ha dentro di sé. 
Il flash che hai percepito apparentemente per caso è una tua realtà: la percezione dell’attimo fuggente.
 Allora la luce che tu hai visto non è altro che la luce che uno ha dentro e non riesce a vedere, è quel punto nero di cui parlavo prima. In effetti il punto nero è un punto luce, nel momento in cui non è più nero, è luce. Ma non è la luce del sole, è quella della conoscenza, quella a cui si riferisce Cristo quando dice: “Io sono la via, la verità, la vita”. E’ il momento in cui il buco nero delle tenebre viene rotto dalla luce. **1)
La prima cosa che Dio fa è separare la tenebra dalla luce, il bianco dal nero. E bisogna separare il bianco dal nero perché, se stanno insieme, c’è il caos. Il caos è caratterizzato dal bianco e dal nero visti insieme, quindi uno è in disordine con se stesso, ma non è malattia, è solo disordine. Allora si tratta di fare luce.

**1) Non sempre è buona cosa dire l’esatto significato delle immagini, soprattutto quando si è all’inizio di un percorso formativo specialistico.
Per quale motivo?
La persona non è preparata a cogliere il proprio “conosci te stesso” autentico poiché si trova condizionata da morali familiari, sistemiche, religiose. Se vede un Cristo non si può dirgli che sotto il profilo squisitamente biologico si tratta di un’immagine non vitale. Nelle chiese non scorrono fiumi, non crescono alberi. Il linguaggio primigenio delle immagini mentali è nato con la specie umana, migliaia di secoli prima di Cristo, Zeus, Anubi, Buddha, Maometto, Manitù. Questo linguaggio iconico lo ritroviamo nei sogni, ma non solo. Tutta la nostra esistenza 24 ore su 24 è permeata di immagini.

Il criterio biologico di lettura delle immagini oniriche  (l’inconscio) recita così:
“L’inconscio contesta ciò che la ragione sostiene”.

Per i neurofisiologi si tratterebbe di un conflitto tra l'emisfero Dx e Sin del cervello.
Per l'auditor onirico invece siamo in presenza di una malversazione informatica (una rete neurale) che si connota psicologicamente come complesso dominante.

In questo caso il flash denuncia un probabile senso di colpa che potrebbe condizionare l’esistenza di quella persona, la quale attraverso la fede cerca una via salvifica di espiazione e perdono (bisogna sempre verificare).

Non ho ancora trovato un caso in cui la “ragione” avesse ragione.


Daniele Bernabei





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